SCOPERTA by ROBERTO DEFEZ

SCOPERTA by ROBERTO DEFEZ

autore:ROBERTO DEFEZ
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788875787608
editore: Codice edizioni
pubblicato: 2018-02-23T05:00:00+00:00


Capitolo 3

Minotauro

Inganni

Le venature dell’albero si torcevano come le pieghe di un lenzuolo strizzato dalle donne al lavatoio. Sembrava che delle gigantesche mani avessero afferrato il tronco dalle estremità girandolo su se stesso, avvitandolo ognuna in senso opposto all’altra. L’albero sotto quella spinta possente sembrava assottigliarsi e allungarsi, i nodi del legno parevano uscire dal tronco piegato e ritorto oltre ogni limite. Tutto il legname cigolava e gemeva con lamenti che venivano dai punti più disparati e imprevisti. L’aria secca di un teso meltemi sollevava la barca e alleggeriva il timone che a tratti usciva dall’acqua di un mare che, schiacciato da quel vento improvviso, non osava ancora sollevarsi e pareva liscio e piatto, nascondendo sotto la sua superficie le onde che al largo si sarebbero sprigionate impetuose. Sotto la pressione di un vento così intenso, diretto e regolare, la trama delle vele era disorientata e sorpresa, tanto che non sapeva in quale punto si sarebbe potuta strappare per prima: ed esitando, intanto resisteva.

In realtà, quella che spirava decisa era soltanto una brezza del mattino, un vento che incanalandosi tra i monti del Peloponneso portava aria fresca e frizzante nell’Egeo. Mano a mano che la barca si fosse inoltrata in mare aperto, mano a mano che il sole avesse raggiunto il suo zenit, mano a mano che le alte colline delle isole non avessero più creato un ridosso e dei corridoi dove il vento era costretto a incanalarsi, allora il meltemi avrebbe liberato tutta la sua forza e il mare avrebbe cominciato a gonfiarsi.

Ora la barca avanzava con una portante andatura di gran lasco, con un vento apparente di maestrale, ma quando fosse stato libero da ostacoli e avesse girato fino ad andare in poppa, lì di certo si sarebbe dovuta ridurre la velatura. A nord-est i naviganti vedevano le Sporadi e la rotta, lasciate a manca le Cicladi, doveva costeggiare Creta per raggiungere il delta del Nilo. L’equipaggio era elettrizzato. Sentiva filare l’imbarcazione come raramente gli era capitato, cavalcando delle docili onde lunghe che la sospingevano a sud-est. La ciurma era allerta per prevenire ogni possibile cedimento della velatura o del cordame; il comandante aveva già provveduto a far raddoppiare le sartie di sopravvento in modo da arretrare almeno parzialmente la punta dell’albero che si piegava verso prua e verso manca in maniera sempre più inquietante. L’equipaggio era emozionato anche per il rombo sordo che veniva dalla chiglia ogni volta che, scendendo da una docile lunghissima onda, la barca planava. Ma era elettrizzato anche per l’inconsueto carico che trasportava e che era il vero e unico motivo per cui il comandante stava rischiando oltre ogni limite la sua barca e il suo equipaggio. Donne. Molte donne, giovani e incredibilmente belle. Avvolte in eleganti pepli che il vento teso, che comunque spirava più veloce dell’imbarcazione, si divertiva a far aderire ai corpi delle giovanette lasciandone intuire le forme. No, a questo di certo l’equipaggio non era abituato e per questo i loro occhi ruotavano in permanenza, alternandosi tra le vele e le donne, tra l’albero e le donne, tra lo scafo e le donne.



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